Di recente la Corte di Cassazione ha ritenuto ammissibile che il datore di lavoro possa creare un profilo Facebook falso al fine di controllare i propri dipendenti durante l’orario di lavoro.

Gli ermellini sostengono che l’espediente utilizzato non viola l’art. 4 dello Statuto dei Lavoratori (divieto di controllo a distanza dei lavoratori) in quanto il datore di lavoro “ha posto in essere una attività di controllo che non ha avuto ad oggetto l’attività lavorativa più propriamente detta ed il suo esatto adempimento, ma l’eventuale perpetrazione di comportamenti illeciti da parte del dipendente, poi effettivamente riscontrati, e già manifestatitisi nei giorni precedenti”.

Nello specifico il lavoratore aveva abbandonato la pressa (rimasta poi bloccata) e nel suo armadietto aziendale era stato trovato un tablet collegato alla rete. La successiva attività di verifica da parte di un incaricato dell’azienda (che sotto falso profilo, aveva chattato con il dipendente infedele) ne ha provocato il licenziamento per giusta causa ai sensi del contratto di categoria di riferimento per aver violazione del divieto di portare (ed utilizzare ) strumenti elettronici durante l’orario di lavoro così come richiamato dal regolamento aziendale.

La Corte ha, di conseguenza sancito la seguente massima:

La creazione, da parte di preposto aziendale e per conto del datore di lavoro, di un falso profilo facebook, al fine di effettuare un controllo sull’attività del lavoratore, già in precedenza allontanatosi dalla postazione lavorativa per parlare al cellulare, esula dal divieto di cui all’art. 4 dello Statuto dei lavoratori, trattandosi di controllo difensivo, volto alla tutela dei beni aziendali, insuscettibile di violare gli obblighi di buona fede e correttezza in quanto mera modalità di accertamento dell’illecito comportamento del dipendente.

La sentenza (Cass. Civile sentenza n. 10955 del 27/05/2015, Pres. Vidiri, Rel. D’Oronzo) può essere scaricata qui.