Si parla tanto di fake news, ma se le condivido cosa rischio? E come faccio a riconoscerle?

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La semplice condivisione (e non la creazione) di una notizia, poi rivelatasi totalmente o quasi totalmente falsa, non dovrebbe comportare conseguenze legali, ma uso il condizionale perché ci sono delle eccezioni.

Innanzitutto se chi la condivide è un giornalista, ricorrendone i presupposti, potrebbe rispondere di diffamazione aggravata, dato che non ha verificato la fonte e non bastando dire genericamente che è stata trovata sui social.

In secondo luogo, se all’atto della condivisione si arricchisce il post (o lo si commenta) con frasi diffamatorie si risponderebbe della diffamazione (o di altri illeciti commessi nell’atto della libera manifestazione del pensiero) con il rischio di dover pesantemente risarcire la persona offesa.

Invece, per riconoscere le fake news basta fare un ricerca in rete per sapere se quella notizia è stata riportata dalle testate giornalistiche, e se del caso, leggere i singoli articoli per capire come i mezzi di informazione hanno dato risalto al fatto.

Ovviamente mai fidarsi di blog o di siti non verificati e consultare portali che, da qualche anno a questa parte, svolgono un servizio di fact checking, ossia verifica dei fatti.

In ogni caso basta non condividere una notizia limitandosi a leggere il titolo, qualche secondo in più per la verifica non guasta mai.

In ultimo, solo la Germania ha una legge organica per contrastare le fake news, mirando a più responsabilizzare i social network (che ne agevolano la diffusione)  che gli utenti i quali non sempre hanno sufficiente esperienza per riconoscere una notizia falsa.